BUSTO A. : SE TI INVESTE UN PM…accusa e difesa.

Fare un’informazione corretta non è facile, occorre accertarsi dei fatti anche consultando più fonti disponibili. L’informazione spesso disorienta i lettori, quando non è scientemente in malafede, così, a titolo di esempio, abbiamo deciso di mettere a confronto due articoli che parlano dello stesso accadimento, da due punti di vista opposti.

L’ACCUSA (Riportiamo integralmente l’articolo del 26/06/2021)

(Luca Fazzo – ilGiornale.it) – È possibile che un pedone venga investito mentre cerca di salire sulla sua vettura, e l’investitore se la cavi senza conseguenze? Che a quest’ultimo non venga fatto l’alcol test, che ormai è la prassi anche negli investimenti senza vittime? Che un infortunio devastante, una gamba frantumata in più punti, venga definito «di lieve entità» nei rapporti della polizia locale, e che il pm incaricato del fascicolo chiuda a tempo di record l’indagine senza fare alcuna inchiesta e chiedendo il proscioglimento dell’automobilista? E, soprattutto, questo trattamento ha qualcosa a che fare con il fatto che anche l’investitore sia un pubblico ministero?

Sono queste le domande che si fanno i difensori di Lorenc, un fattorino delle consegne, uno delle migliaia lavoratori della logistica. Lorenc è fuori servizio da quasi dieci mesi per l’incidente del 2 ottobre scorso a Busto Arsizio, vicino Varese. Per questi mesi di inattività non vedrà un euro, a meno che il ricorso dei suoi legali non venga accolto dal giudice sul cui tavolo è arrivata la richiesta di archiviazione firmata il 22 febbraio dalla Procura di Brescia, competente a indagare sui reati dei colleghi del distretto di Milano.

Il 2 ottobre a Busto pioveva molto. Intorno alle 13 Lorenc arriva in via General Cantore, consegna una busta, fa per risalire sul furgone. Passa una piccola Toyota che anche se la strada è larga viaggia rasente al furgone: quando Lorenc sbuca per tornare a bordo viene centrato.

Quello che i vigili verbalizzeranno come un «urto di lieve entità» gli manda in frantumi lo stinco, il referto parla di «frattura scomposta del piatto tibiale», le foto successive all’operazione sono pulp. Lui viene portato in ospedale, quando arrivano i vigili si trovano davanti la conducente della Toyota, una giovane donna che dirà di non avere neanche visto l’uomo: «All’altezza della parte anteriore del furgoncino sentivo un gran botto». Solo a quel punto si ferma e vede Lorenc barcollante per il dolore.

La donna non è una cittadina qualunque: è un pubblico ministero in servizio presso la Procura di Busto. Non si sa se è lei a presentarsi come tale o se sono i vigili a riconoscerla, sta di fatto che già nel primo verbale viene identificata come «magistrato». Gli agenti raccolgono la sua versione dei fatti e lì si fermano.

Non interrogano altri testimoni, che pure sono presenti. Non le chiedono perché, in una strada larga quasi sette metri, viaggiasse rasente alle auto in sosta. Le risparmiano l’onta dell’etilometro. E mandano in Procura il rapporto che dà la colpa di tutto al ferito: era lui, dicono, ad avere posteggiato in divieto di sosta. Così impara, potrebbero aggiungere.

Il procuratore di Busto, quando arriva il fascicolo che riguarda la sua sostituta, lo trasmette per competenza alla Procura di Brescia. Qui la pm bustocca viene indagata per lesioni personali gravi e già il 22 febbraio viene proposta per l’archiviazione, «deve escludersi qualsivoglia profilo colposo nella condotta dell’indagata». E alla richiesta di trovare un accordo per un indennizzo, la pm risponde ai legali dell’investito: neanche per sogno.

LA DIFESA ( Riportiamo integralmente l’articolo del 27/06/2021)

( Sarah Crespi LA PREALPINA) – Ogni pretesto è buono per massacrare la magistratura. Anche un banale incidente stradale, di quelli che si potrebbero chiudere con una constatazione amichevole, diventa paradigmatico di malagiustizia. Questa volta la toga contro cui viene puntato il dito, quello dell’avvocato Paolo Alberto Polizzi di Milano, è in servizio in procura a Busto Arsizio. Un quotidiano nazionale ieri ( Vedi sopra ndr) sabato 26 giugno, ha diffuso la notizia di un fattorino, investito dal pm, che – si legge nel pezzo – non avrà diritto a un processo perché al volante c’era il terzo potere. Il corriere coinvolto nell’incidente decise infatti di denunciare il pubblico ministero per lesioni personali gravi. La norma dice che sui magistrati del distretto milanese abbia competenza la procura di Brescia, quindi gli atti vennero inviati là. E dopo aver letto i verbali, constatato l’assenza di responsabilità penali e preso atto delle due contravvenzioni elevate dai vigili urbani nei confronti del fattorino, gli inquirenti chiesero l’archiviazione del fascicolo (l’assicurazione stessa aveva rigettato il sinistro non risultando alcuna responsabilità dell’assicurata).

Pronta l’opposizione dell’avvocato Polizzi, mirato a stigmatizzare lo strapotere della magistratura e l’asservimento degli agenti municipali, sospettati di una serie di mancanze: non avrebbero ascoltato testimoni (il corriere stesso disse però che non ce n’erano), non sottoposero il pm all’etilometro, dettero addirittura la multa al ferito. In poche parole il comando di via Molini Marzoli avrebbe omesso atti d’ufficio e altri piccoli reati legati al loro ruolo di pubblici ufficiali. Per coprire cosa? Un ginocchio rotto, per la precisione la frattura del piatto tibiale del trasportatore.

L’immigrato incrociò la strada del magistrato lo scorso 2 ottobre. Erano circa le 13, il dipendente di una delle tante aziende di logistica arrivò in via General Cantore per consegnare i soliti pacchi. Pioveva a secchiate quel giorno, la via che sbuca sul controviale di viale Duca d’Aosta, a fianco del ristorante, non è un’autostrada ed è sempre intasata da mezzi posteggiati in divieto, di giorno come di sera. Anche il ragazzo si era fermato in area non consentita neppure allo scarico merci. A quanto pare sbucò come un lampo davanti all’auto del pm che non ebbe il tempo di evitarlo. Arrivarono gli agenti di polizia locale e fecero i rilievi di rito, il corriere venne trasportato in ospedale. A quanto pare non è ancora tornato in servizio a causa dell’infortunio e forse si aspetta un risarcimento dall’assicurazione del datore di lavoro. Di certo l’avvocato Paolo Alberto Polizzi non ha mai proposto un accordo per un indennizzo al pubblico ministero. Sta di fatto che il legale è contrariato dall’archiviazione, viceversa non avrebbe fatto opposizione.

Lo staff di Malagenta.it