MORTI NELL’ADEMPIMENTO DEL DOVERE…MA SOLO FINO AL 1993.

Lapide commemorativa Magistrati caduti Tribunale di Busto ArsizioFuori dal Tribunale di Busto Arsizio c’è la lapide commemorativa con i nomi dei magistrati uccisi da mani criminali.

Quello che colpisce è che questi omicidi si siano  interrotti dopo oltre un ventennio di sangue, nel 1993.

A scanso di equivoci, è naturale essere contenti che l’elenco non si sia alimentato con nuove vittime, ma questo è comunque un dato su cui riflettere.

Forse che dal 1993 in poi la mafia nelle sue varie forme è scomparsa?

La risposta è ovviamente no!

Alcuni ipotizzano che tutto sia terminato dopo la celebre  trattativa  Stato – Mafia.

Lo stesso PM di palermo Nino Di Matteo ha dichiarato che ” Anche per la magistratura la lotta alla mafia non è più prioritaria” ( Vi consigliamo di leggere per intero questo articolo- link)

Ricordiamo come la mafia abbia cambiato pelle usando la sua arma migliore: la corruzione.

Si è così infiltrata  in giacca e cravatta all’interno delle società civile “per bene” anche e soprattutto del nord, fino dentro le istituzioni (link)

Nessuno di noi avrebbe aperto il proprio conto corrente in un ipotetico “Banco di Rosarno” ecco allora che la mafia si è infiltrata negli istituti più “nordisti del nord” (link) , si è infiltrata nei comuni più lombardi del nord (link), ed ha fatto affari con il partito più nordista del nord (link).

Ma c’è un aspetto ancora più inquietante e sconosciuto che può forse essere una risposta ulteriore al perché l’elenco dei magistrati uccisi si sia fermato nel 1993.

L’ipotesi è la perdita di sovranità monetaria dello Stato attraverso la modifica dei rapporti tra Stato e Banca d’Italia ( sarebbe più appropriato chiamarla Banca privata d’Italia)

Con la legge n.82 del 7 febbraio 1992 si stabiliva infatti che “le variazioni del tasso di sconto sono disposte dal Governatore della Banca d’Italia con proprio provvedimento.

Da quel momento a decidere  in via definitiva e in piena autonomia sul tasso di sconto del denaro è esclusivamente il Governatore della Banca d’Italia, estromettendo di fatto lo Stato dal processo decisionale e vietando per legge un eventuale coordinamento fra i due enti.

Nel 1993 , in esecuzione degli accordi europei di Maastricht che impediscono alle Banche Centrali il finanziamento diretto degli Stati (articolo 123 del TFUE,Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea), il Parlamento approva la legge 483/93 che disciplina il servizio di tesoreria e proibisce alla Banca d’Italia di concedere anticipazioni al Tesoro.

In pratica il Governo mantiene presso Banca d’Italia un apposito conto corrente per il servizio di Tesoreria.

Su tale conto sono accreditate tutte le entrate incassate dalla Banca d’Italia per lo svolgimento del servizio di tesoreria e da esso sono detratte le spese a carico dall’Istituto.

Qualora il saldo mensile del conto risulti negativo, il Ministero del Tesoro ha l’obbligo di ricostituire entro 3 mesi il fondo.

Se il saldo mensile risulta inferiore del 50% dell’ammontare del deposito, il Tesoro è tenuto, in aggiunta, a presentare una relazione giustificativa al Parlamento.

Oltre a ciò,  se il conto è in “rosso”, la Banca d’Italia non effettua più pagamenti per il servizio di tesoreria e applica alle sofferenze del Tesoro il tasso ufficiale di sconto.

Anche se la Banca d’italia rimane un istituto di diritto pubblico è evidente che il ruolo dello Stato ,da quel momento, con le dovute proporzioni, assomiglia sempre più a quello di un comune correntista.

Lo staff di Malagenta.it

Note:(link)