GIUSTIZIA ILARE.

TRA GUERRA E PANDEMIA IN QUESTO INIZIO 2022 E’ ANDATO IN SCENA UNO SPETTACOLO POLITACAL-GIUDIZIARIO TRA ROMA E MILANO DAVVERO TRAGICOMICO.

QUI ROMA

In due mesi, la Giunta per le immunità del Senato prima, ed il Parlamento poi, hanno vietato ai Giudici di utilizzare le intercettazioni telefoniche per processare:

 Luigi “Giggino ’a Purpetta” Cesaro (senatore FI, imputato per camorra)

Carlo Giovanardi (ex deputato Ncd, imputato a Modena per “rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio e minaccia o violenza a corpo dello Stato con l’aggravante di aver rafforzato l’associazione mafiosa”). 

Matteo Renzi (senatore Iv, imputato per finanziamento illecito nel caso Open)

Armando Siri (senatore leghista, imputato per due corruzioni)

Come ha osservato Marco Travaglio in un suo editoriale del 10 marzo scorso ( No Law zone) :” La Costituzione vieta di intercettare senza autorizzazione i membri del Parlamento, non chi da fuori parla con loro. Ma, vista l’abitudine di molti eletti di commettere reati e di parlarne con i complici, Camera e Senato si sono inventati un’“immunità contagiosa” che copre anche i non parlamentari. Il caso Siri è tipico: nel 2018 il sottosegretario leghista viene beccato sei volte al telefono con l’imprenditore Paolo Arata (legato a un finanziatore di Messina Denaro e intercettato) a parlare di norme e altri favori ai suoi affari nell’eolico: Conte lo caccia. Ieri il Senato, su richiesta del Pd, spacchetta le sei conversazioni in due voti: no alle prime due “per l’incerta e implausibile configurazione del requisito di necessità”; no alle altre quattro perché “la Procura poteva rendersi conto del coinvolgimento di un parlamentare e sospendere immediatamente le captazioni”. Due voti fuorilegge: sulla necessità di un’intercettazione decide il gip, non il Senato; ed è demenziale smettere di intercettare un soggetto intento a delinquere perché ogni tanto parla con un parlamentare (sennò a uno stragista, per evitare le intercettazioni, basterebbe fare il numero di un deputato) “( Il grassetto è nostro ndr).

QUI MILANO

A Milano con il duo Mantovani & Garavaglia, i Giudici hanno fatto tutto da soli: prima accuse e nel caso di Mantovani, addirittura l’arresto.

Poi ieri…et voilà, tutti assolti!

Già non si era ben capito perchè mai, per la stessa ipotesi di reato si fosse usato il pugno di ferro contro Mario Mantovani ed il guanto di velluto per Massimo Garavaglia.

Era lapalissiano che la sorte dell’uno avrebbe alla fine impattato sulla sorte dell’altro.

E così i giudici della Corte d’Appello di Milano hanno confermato l’assoluzione per il ministro del Turismo in quota Lega Massimo Garavaglia, già assolto nel corso del processo di primo grado (luglio 2019), “per non aver commesso il fatto”, dall’accusa di turbativa d’asta relativa a una gara per il servizio di trasporto di persone dializzate del 2014, quando Garavaglia ricopriva il ruolo di assessore all’Economia della regione Lombardia. Assolti anche tutti gli altri imputati, nove in totale, tra cui l’ex vicepresidente del Pirellone Mario Mantovani, condannato in primo grado a 5 anni dopo l’arresto, nel 2015, con le accuse di corruzione, concussione e turbativa d’asta.( link)

Alla fine dai, non vi viene da ridere?

Lo Staff di Malagenta.it